ART & CULTURE
WALTER SCARPI
30 June 2023
A Marradi c’è qualcosa di tipico e decisamente particolare: riguarda la lingua ma non si mangia.
È l’italiano che viene parlato dagli abitanti nella sua forma più pura, o meglio più simile alla pronuncia ideale, priva di accenti regionali, quello che altrove viene insegnato nei corsi di dizione seguiti dai professionisti della voce: giornalisti, attori, speaker radiofonici.
Qui è possibile imparare la pronuncia ideale dell’italiano semplicemente abitando in paese, parlando con la gente del luogo. Il riferimento per l’italiano è il cosiddetto modello “fiorentino temperato”: la lingua parlata a Firenze ma ripulita dai suoi caratteri vernacolari così spiccati. Stendhal era profondamente irritato dalla fonetica del vernacolo fiorentino che, come scrisse, pronuncia Hhohhomero per cocomero. “A un primo momento, credetti di ascoltare dell’arabo”. E ancora: “la prononciation arabe du florentin vous dessèche le coeur” (Rome, Naples et Florence, Calmann-Lévy p.221 e 229).
Nel 1861, all’alba dell’unità nazionale, meno di un italiano su dieci parlava italiano. Questo raffinato erede del latino parlato, codificato a Firenze nel XVI secolo sulla scorta della letteratura di due secoli prima, non era ancora la lingua di una nazione ma soltanto di una casta di privilegiati che aveva potuto accedere agli studi: le stime oscillano fra 2,5-7,5% della popolazione totale.
I dialetti era la norma quotidiana anche per questa ristretta cerchia di parlanti che poteva utilizzare l’italiano solo in contesti determinati. I dialetti locali regnavano incontrastati.
Ancora oggi, nonostante l’alfabetizzazione di massa ottenuta con l’istituzione della scuola dell’obbligo e la recente normalizzazione linguistica dovuta alla diffusione capillare dei programmi televisivi nazionali, l’italiano parlato è segnato da spiccate e bellissime marche di pronuncia regionale che permettono d’identificare con chiarezza la provenienza territoriale del parlante. In questo panorama un’eccezione significativa è rappresentata proprio dal nostro paese.
Questo territorio, definito storicamente “Romagna Toscana” incrocia due condizioni uniche: è la porta della Toscana, facendo parte della provincia di Firenze (dove nacque l’italiano come derivazione del fiorentino) ma per geografia, economia e cultura popolare dipende soprattutto dalla vicina Emilia-Romagna.
La linea “La Spezia-Rimini” (conosciuta anche come “Massa- Senigallia”) non è una ferrovia né una strada. È una linea invisibile, immaginaria ma reale, che divide l’Europa latina in due: da una parte le lingue occidentali (come lo spagnolo e il francese) dall’altra quelle orientali (italiano, rumeno). Questo confine attraversa gli appennini passando da una costa all’altra dell’Italia sul profilo nord della Toscana, tagliando in due il territorio di Marradi.
Nella Carta dei Dialetti (Pellegrini 1977) vediamo il territorio del comune di Marradi diviso in due parti. Nel capoluogo la matrice della cultura popolare è romagnola mentre nelle frazioni dell’alta valle del Lamone, in particolare a Crespino e Campigno, si parlano già dialetti toscani. A partire almeno dalla seconda metà del XX secolo, con il fenomeno del progressivo abbandono del dialetto, nel territorio di Marradi si profila una situazione in cui l’italiano parlato è quasi del tutto esente dalle tipiche marche di pronuncia regionali, sia toscane che romagnole, che qui tendono a fondersi nell’unica area toscana definita (Giannelli 1988) a parlata alto-italiana o mista (con la Lunigiana, da escludere come remota rispetto all’impronta di Firenze).
La pronuncia ideale dell’italiano, che altrove deve essere appresa faticosamente nelle scuole di dizione, trova qui un luogo dove può essere migliorata parlando con la gente. Questa particolarità è dunque un bene culturale immateriale che va riconosciuto e indagato.
Non solo: può e deve rappresentare alla stregua di altri “prodotti tipici” un valore e un punto di forza.
Agenzie formative, enti, accademie, associazioni, privati possono collaborare nel fornire servizi rivolti a: insegnanti d’italiano, immigrati, studenti universitari stranieri in vacanza-studio, professionisti della dizione (giornalisti, speaker radiofonici, doppiatori, attori), turisti in cerca di esperienze culturali. Sfruttando il collegamento ferroviario con Marradi (un’ora dal centro di Firenze) sono possibili collaborazioni con enti e istituti fiorentini, guardando anche alle scuole private che già organizzano corsi in varie località toscane abbinando la cultura linguistica alla conoscenza del territorio (degustazioni in fattorie, visite turistiche guidate).